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05 maggio 2025
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05 maggio 2025
I cognomi coreani Significato, origini e tradizione dei cognomi più diffusi di Joo Yung Son I cognomi coreani sono radicati nella storia, nella cultura e nella geografia della Corea. Il sistema adottato prevede un numero di cognomi relativamente ristretto che affonda le sue origini nel Periodo dei Tre Regni. Attualmente, circa il 45% della popolazione coreana condivide uno dei tre cognomi più comuni: Kim, Lee e Park. In origine, i cognomi erano appannaggio delle classi nobili e servivano a indicare l’appartenenza a una specifica genealogia o a una determinata località geografica. Con il tempo, si diffusero progressivamente anche tra la popolazione comune, soprattutto durante il periodo Joseon. L’adozione dei cognomi divenne quasi universale in epoca coloniale giapponese, quando il loro utilizzo fu imposto a tutta la popolazione. Un aspetto interessante dei cognomi coreani è che essi sono spesso accompagnati da un bon-gwan. Elemento legato ad una determinata località che aiuta a tracciare l'origine geografica del cognome e, quindi, a distinguere famiglie con lo stesso cognome ma genealogie differenti. Ad esempio, una persona con il cognome Kim potrebbe appartenere alla famiglia di Gyeongju, mentre qualcuno con il cognome Lee potrebbe provenire da una regione specifica come, ad esempio, Hwanghae. Come anticipato precedentemente, tra i cognomi coreani, ce ne sono tre che spiccano su tutti per diffusione. Il più comune in assoluto è Kim, che, secondo un noto proverbio coreano, è così diffuso che “in ogni villaggio c’è almeno un Kim o un Lee”. Lee, trascritto talvolta anche come Yi o Ri, è anch’esso un cognome antichissimo, e insieme a Kim forma una coppia praticamente onnipresente nella società coreana. Segue Park, altro cognome storico e profondamente radicato nella tradizione. Nonostante siano così diffusi, ogni Kim, Lee o Park può appartenere a una discendenza o ad una regione d’origine diversa, cosa che rende ogni cognome, pur comune, unico nella sua storia. I significati dei cognomi coreani sono importanti perché riflettono le tradizioni culturali e storiche del paese. Inoltre, i nomi di famiglia sono spesso accompagnati da nomi di battesimo che, a loro volta, portano significati simbolici, legati spesso alla speranza di una vita prospera e di successo. In Corea, il cognome non è solo un identificatore di famiglia, ma è anche un legame profondo con la storia, la cultura e le tradizioni del paese. Anche se la maggior parte dei coreani condivide uno dei pochi cognomi più comuni, ogni nome rappresenta una storia unica e una connessione con il passato che è stata tramandata di generazione in generazione. Piccola curiosità, è possibile trovare le storie e le radici di ogni grande famiglia della Corea del Sud, nel parco dedicato Ppuri Park (뿌리공원) a Daejeon. Fonti: https://www.donggukmedia.com/news/articleView.html?idxno=82852 https://www.familyeducation.com/baby-names/surname/origin/south-korean https://www.familyeducation.com/baby-names/surname/origin/korean https://ling-app.com/ko/korean-last-names/ https://www.90daykorean.com/korean-names/
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05 maggio 2025
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05 maggio 2025
Studiare in Corea del Sud: tutte le strade per partire! Guida ai principali programmi di mobilità e borse di studio per l’istruzione superiore nel cuore dell’Asia di Sharon Di Primio La Corea del Sud è diventata una meta ambita per i turisti di tutto il mondo, ma non solo! Oltre ad essere nota per la sua storia, la cultura e il fantastico cibo, questo paese vanta anche un’altissima qualità accademica. In questo articolo scopriremo insieme alcuni modi per studiare in Corea del Sud da studenti internazionali! Summer/Winter School e corsi brevi: diverse università coreane organizzano programmi intensivi in lingua, cultura e discipline accademiche aperti agli studenti stranieri. Le più gettonate sono la SNU, Yonsei e Korea University. Date un’occhiata ai programmi offerti per trovare ciò che fa al caso vostro! Erasmus+ International Credit Mobility (ICM): l’ICM favorisce accordi tra università che permettono di trascorrere un periodo di studio in Paesi extra UE, ad esempio in Corea, da due a dodici mesi, con il possibile riconoscimento dei crediti per gli esami sostenuti. A sostegno di questa esperienza, il programma prevede anche un contributo economico mensile per gli studenti. Ad esempio, tra il 2022 e il 2025 la Ca’ Foscari di Venezia ha portato avanti un progetto Erasmus con la Kyungpook National University di Daegu. Accordi bilaterali tra università: molti atenei italiani hanno partnership dirette con università coreane. Ad esempio, La Sapienza di Roma offre la possibilità di frequentare un percorso di Doppio Titolo Magistrale, ottenendo una laurea in entrambi i paesi, presso l’Hanyang University. Programmi del governo coreano: il Global Korea Scholarship (GKS) offre borse di studio per studenti stranieri, coprendo tasse universitarie e spese di soggiorno, incluso l’alloggio, tramite un contributo mensile per l’intera durata del programma (24 mesi per il master, 36 per il dottorato). La borsa include anche un anno di corso di lingua coreana propedeutico, pensato per agevolare l’integrazione linguistica e culturale degli studenti internazionali. Ma, in linea generale, cosa bisogna preparare per prendere parti a uno o più di questi programmi? Ovviamente il nostro invito è quello di visitare le pagine web interessate per una guida più mirata, ma alcuni requisiti sono “standard”: ● Diploma di scuola superiore (anche per i corsi di lingua); ● Estratto conto superiore a 10.000.000 ₩ (€ 6200 circa) a nome dello studente per il rilascio del visto (variabile in base alla durata del soggiorno e alla tipologia di visto). Se l'estratto conto è a nome dei genitori, bisognerà presentare un certificato di parentela; ● Postilla del certificato di laurea e trascrizione accademica ufficiale; ● Media voti elevata (richiesta nel caso del GKS), lettera motivazionale e referenze. Sperando che questa breve guida vi sia stata utile, vi diamo un grande in bocca al lupo! Fonti: - https://erasmus-plus.ec.europa.eu/document/erasmus-international-credit-mobility-handbook-for-participating-organisations-calls-2024-2025 - https://www.unive.it/pag/29332/ - https://iso.web.uniroma1.it/it/diso/internazionalizzazione/doppio-titolo-italo/coreano - https://gksscholarship.com/gks-2025-benefits-graduate/ - https://italia.korean-culture.org/it/770/board/531/read/135682
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Il Sistema Sanitario in Corea del Sud Scopriamo insieme come funziona l’assistenza sanitaria nel Paese del calmo mattino, tra salute pubblica, ospedali all’avanguardia e tecnologie avanzate di Alessia Belli Il sistema sanitario sudcoreano è in grado di offrire strutture all’avanguardia, sia pubbliche che private, oltre a trattamenti sofisticati, come raccontano spesso anche alcune serie di successo come i medical drama Hospital Playlist (2020-2021), Dr. Romantic (2016-2020-2023) e il celebre Good Doctor (2013). Ma come funziona esattamente l’assistenza sanitaria in Corea del Sud? Partiamo da alcuni fatti storici. La prima legge emanata al riguardo fu il Medical Insurance Act del 1963, che prevedeva che le aziende potessero, su base volontaria, istituire una copertura sanitaria per i propri dipendenti. Nel 1977, a seguito di una riforma della legge, l’assicurazione sanitaria divenne obbligatoria per le imprese con più di 500 dipendenti. Un obbligo che interessò negli anni a seguire anche le aziende più piccole, i dipendenti pubblici, gli insegnanti privati, i lavoratori autonomi e che fu affiancato dal Medical Aid Program, dedicato alle fasce di popolazione più deboli. Dodici anni dopo, nel 1989, il governo estese il sistema sanitario nazionale - NHI - a tutti i cittadini, sistema che dagli anni 2000 è gestito dalla National Health Insurance Service (NHIS). Inoltre, nel luglio del 2008, è stato introdotto un servizio di assistenza a lungo termine per gli anziani, pensato per supportare chi non è più autosufficiente e non può contare sul sostegno della famiglia. Per dare qualche numero, tra gli ultimi dati disponibili sul sito del Ministero della Salute sudcoreano, si legge ad esempio che alla fine del 2016 erano 50,763 milioni le persone coperte dall'Assicurazione Sanitaria Nazionale (NHI), ovvero il 97,1% della popolazione totale. Attualmente, il sistema sanitario nazionale è finanziato da contributi da parte delle persone assicurate, sussidi governativi e sovrattasse sul tabacco e copre, attraverso il sistema di co-payment, la maggior parte delle cure. Una parte delle spese mediche deve essere infatti sostenuta dal paziente stesso, in base al trattamento a cui deve essere sottoposto. Questo vale anche per i farmaci, coperti solo parzialmente dall’assicurazione sanitaria nazionale. L’obbligo di iscrizione, inoltre, riguarda anche gli stranieri residenti in Corea del Sud e i turisti che soggiornano per più di 6 mesi. Considerato tra i migliori al mondo il sistema sanitario sudcoreano negli ultimi anni è inoltre al centro di un percorso di rinnovamento per rispondere alle nuove esigenze della salute pubblica. A partire dal cambiamento demografico, segnato dal calo delle nascite e dall’invecchiamento della popolazione, che insieme all’implementazione di innovazioni digitali, tra cui l’intelligenza artificiale, rappresenta una delle principali sfide per il futuro. Fonti: http://www.mohw.go.kr/menu.es?mid=a20310000000 http://www.mohw.go.kr/board.es?mid=a20401000000&bid=0032&act=view&list_no=1484295&tag=&nPage=2 http://www.mohw.go.kr/board.es?mid=a20401000000&bid=0032&act=view&list_no=1485025&tag=&nPage=1 https://www.nl.go.kr/EN/contents/EN34501000000.do The South Korean Health Care System: https://web.archive.org/web/20220808185120/https://www.med.or.jp/english/journal/pdf/2009_03/206_209.pdf
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Il Padiglione nazionale della Repubblica di Corea alla Biennale di Venezia di Crippa Silvia Maria La 19ª Mostra Internazionale di Architettura si svolgerà dal 10 maggio al 23 novembre 2025 nella città di Venezia. Considerata una delle esposizioni d’arte più antiche e influenti a livello internazionale, l’edizione di quest’anno avrà come tema Intelligens. Natural. Artificial. Collective. e sarà allestita ai Giardini, all’Arsenale e in altri luoghi significativi della città lagunare. In questo contesto si colloca il Padiglione nazionale della Repubblica di Corea, situato nell’area dei Giardini. Inaugurato nel 1995 come ventiseiesimo padiglione nazionale ufficiale, ospita al suo interno tre sale espositive. La Corea del Sud partecipò per la prima volta alla Biennale nel 1986 come Paese ospite, quando ancora non disponeva di uno spazio espositivo autonomo e fu accolta in un’area del padiglione italiano. Solo nove anni dopo fu costruito il Padiglione coreano, progettato dall’architetto Kim Seok-cheol in collaborazione con l’artista Paik Nam-june. Si tratta di un padiglione nazionale indipendente, nato con l’obiettivo di fare da ponte tra culture diverse, promuovendo la conoscenza dell’arte e dell’architettura coreana a livello internazionale e contribuendo al loro riconoscimento sulla scena globale. Il 1995 fu un anno particolarmente simbolico sia per la Biennale sia per la Corea del Sud: a Venezia si celebrava il centenario della rassegna, mentre in Corea si commemorava il cinquantesimo anniversario della liberazione dalla colonizzazione giapponese e, infine, si inaugurava la prima edizione della Biennale di Gwangju. In questa cornice storica e artistica, in occasione dell’edizione 2025, prende forma la mostra Little Toad, Little Toad Unbuilding Pavilion, curato dal CAC (Curating Architecture Collective: Chung Dahyoung, Kim Heejung, Jung Sungkyu). Il tema dell’esposizione di quest’anno mira a reinterpretare e riscrivere il padiglione stesso, in questa occasione non considerato come uno spazio neutro da riempire, ma come un’entità organica che con il tempo si è formata una stratificazione di significati. Il titolo Little Toad, Little Toad, si ispira ad una canzone popolare coreana per bambini utilizzata come metafora per il concetto di casa e rifugio in rapporto tra il passato, la “vecchia casa (heon jip)”, e il futuro, la “nuova casa (sae jip)” dei 30 anni del padiglione. Mentre il rospo, il narratore invisibile di questa esposizione, simboleggia la resilienza e la continua trasformazione. Esso evoca il risveglio del patrimonio dei Giardini della Biennale, cioè la natura stessa: gli alberi, la terra, il mare e il cielo. Un patrimonio condiviso, con cui si vuol far riflette anche sui rapporti d’interconnessione culturali e politici della storia e dello status tra i Padiglioni. Da non perdere anche a Roma la mostra Anima, presentata dall’ARCOI, l’Associazione Artisti Coreani in Italia. Fondata nel settembre 2016, l’associazione si propone di sostenere lo sviluppo delle attività creative degli artisti coreani residenti in Italia. Diverse mostre sono già state organizzate sul territorio italiano, anche grazie al supporto di enti come l’Istituto Culturale Coreano. Il tema della mostra dell’associazione 혼 (hon), Anima si ispira a un passaggio del romanzo Atti umani (2014) di Han Kang e viene reinterpretato in un contesto contemporaneo. L’arte è uno strumento capace di rendere visibile ciò che sfugge allo sguardo. Nella condizione attuale, in cui l’essere umano sembra focalizzarsi esclusivamente sull’evento della morte, ARCOI sceglie invece di rivolgere lo sguardo all’anima, a ciò che sta tra la vita e la morte. Attraverso l’arte, l’associazione intende dare forma al non tangibile, restituendone il significato e il valore. La mostra si concentra dunque sull’“anima”, spesso trascurata e dimenticata, mentre l’attenzione resta rivolta alla morte come evento conclusivo. Due eventi intensi, che portano ad una profonda riflessività delle condizioni dell’era contemporanea, da vivere una a Venezia all’interno del Padiglione nazionale della Repubblica di Corea alla Biennale di Venezia dal 10 maggio fino al 23 novembre 2025, e una a Roma presso l’Istituto Culturale Coreano in Italia a Via Nomentana 12 dal 13 maggio fino al 3 giugno 2025. Fonti: https://www.labiennale.org/it https://www.facebook.com/artisticoreani/?locale=it_IT https://censimentoarchitetturecontemporanee.cultura.gov.it/scheda-opera?id=2198 https://edizionicafoscari.unive.it/media/pdf/books/978-88-6969-367-0/978-88-6969-367-0-ch-24_6KcvmQG.pdf https://www.arko.or.kr/biennale/
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07 aprile 2025
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07 aprile 2025
Il matrimonio in Corea Tra tradizione e nuove tendenze di Sara Bochicchio Abito bianco e smoking sono oggi di uso comune anche in Corea del Sud, soprattutto quando i matrimoni vengono celebrati in chiesa o nelle Wedding Hall. In questi luoghi, arredati con eleganza e ricolmi di fiori, si respira un’atmosfera da fiaba e fiabesche sono le foto che qui vengono scattate. La fotografia ha grande importanza anche prima dei matrimoni; infatti, in Corea vi è l’usanza di rivolgersi a professionisti per realizzare set prematrimoniali. Le tenere foto in cui i futuri sposi vengono ritratti saranno utilizzate per invitare amici e parenti alla celebrazione delle nozze. La cerimonia dura circa un'ora, seguita da un rinfresco, che ha una durata altrettanto breve se paragonato a quello italiano. Tuttavia, sono ancora molti i coreani che si sposano seguendo il rito tradizionale, dove a fare da protagonista non è il candido bianco dell’abito della sposa, ma un tripudio di colori, a partire dal rosso degli yŏnji-gonji, il classico trucco composto da due cerchi rossi sulle guance e uno sulla fronte, simboli di giovinezza. A impreziosire l’abito nuziale vi sono poi il wŏnsam, un soprabito ricamato finemente, e il taenggi, un nastro che decora la treccia della sposa. In passato, lo sposo inviava alla futura consorte il sajudanja, una lettera divinatoria con la sua data di nascita, cifre che si credeva determinassero il destino e il carattere di una persona. La sposa rispondeva con il taegildanja, indicando la data delle nozze stabilita da un indovino. La famiglia dello sposo preparava quindi il baule ham, con doni come stoffa per l’abito nuziale e semi di cereali, simboli di prosperità. Lo sposo, dopo aver onorato gli antenati, si recava al villaggio della sposa a cavallo, accompagnato da un corteo di familiari e portatori di doni. Una volta arrivati, questi si cambiavano d’abito e la cerimonia iniziava con il chonan, un giuramento di fedeltà celebrato nel cortile. Su un tavolo con un paravento venivano disposti simboli di buon auspicio, tra cui anatre (simboli di fedeltà), pino e bambù (costanza e lunga vita), riso (abbondanza), castagne (felicità), giuggiole (prole numerosa) e una gallina (fecondità). Secondo le tradizioni regionali, durante la prima notte di nozze, parenti e amici facevano rumore e spiavano la coppia; per prenderla in giro praticavano la tradizione di fare buchi nella carta hanji. Al termine della cerimonia la sposa veniva condotta nella casa padronale, portando doni per il rito del p’ebaek. In questo rito, la donna onorava i suoceri inchinandosi a loro e offrendo vino di riso. I suoceri, quindi, lanciavano giuggiole e castagne, che i novelli sposi raccoglievano tra le maniche dei loro abiti, come augurio di una prole abbondante. Fonti: David A. Tizzard, Have you ever been to a Korean wedding? https://www.koreatimes.co.kr/www/opinion/2025/02/715_386004.html Giuseppina De Nicola, Sistema familiare e società in Corea. Dall'antichità a oggi, FrancoAngeli, Milano, 2018