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KOREAN CULTURAL CENTER

  1. Hansan Ramie Fabric Cultural Festival

    Post Date : 03 giu 2025
    Event Date : 03 giu 2025
    Hansan Ramie Fabric Cultural Festival Un viaggio nella cultura coreana attraverso la stoffa più antica del paese di Rebecca Pignatiello Nel pittoresco villaggio di Hansan, situato nella contea di Seocheon nella provincia di Chungcheongnam, la cultura prende forma attraverso fili intrecciati a mano. Il Hansan Ramie Fabric Cultural Festival è molto più di un evento folkloristico: è un omaggio vivente a uno dei patrimoni immateriali dell’umanità, la tessitura della ramia (mosi), proclamata dall’UNESCO nel 2011. Ogni anno, tra la fine di giugno e l'inizio di luglio, il villaggio si trasforma in un palcoscenico dove antiche tecniche, arte, moda e gastronomia dialogano armoniosamente. La stoffa di ramia, nota per la sua leggerezza e traspirabilità, è ottenuta dalla fibra della pianta di Boehmeria nivea. In Corea, la varietà più pregiata è proprio l’Hansan mosi, realizzato interamente a mano seguendo un processo complesso che può durare settimane. L'arte della tessitura, praticata per secoli dalle donne del villaggio, rappresenta un simbolo di pazienza, maestria e identità culturale. Durante il festival, i visitatori possono assistere a dimostrazioni dal vivo di tutte le fasi della lavorazione: dalla raccolta delle fibre alla filatura, dalla tintura naturale alla tessitura su telai tradizionali. Ma non è solo una mostra statica: il pubblico è invitato a partecipare attivamente in laboratori interattivi, come la Ramie School, dove è possibile provare a filare, tessere o tingere tessuti secondo i metodi antichi. Uno dei momenti clou del festival è la sfilata di moda, in cui stilisti coreani reinterpretano il mosi in chiave contemporanea, dando nuova vita a questa stoffa millenaria. Gli abiti, eleganti e ariosi, dimostrano come la tradizione possa fondersi con il design moderno per creare capi sostenibili e affascinanti. Non mancano spettacoli di danza tradizionale, giochi popolari e mercati artigianali dove si possono acquistare abiti in ramia e vari manufatti d’arte tessile. Anche la cucina ha il suo spazio, con piatti stagionali a base di ingredienti locali, offerti in versioni tradizionali e rivisitate. Il festival ha anche un valore educativo: sono previsti incontri e conferenze su temi legati alla conservazione del patrimonio culturale, alla sostenibilità dei tessuti naturali e al ruolo delle comunità locali nella trasmissione delle tradizioni. In un’epoca dominata dalla produzione di massa, l’Hansan Ramie Fabric Cultural Festival è un invito a rallentare, a toccare con mano la bellezza dell’artigianato e a riscoprire il valore del "fatto a mano". Un'esperienza immersiva che intreccia storia, arte e futuro. Fonti: UNESCO - Weaving of Mosi (fine ramie) in the Hansan region https://ich.unesco.org/en/RL/weaving-of-mosi-fine-ramie-in-the-hansan-region-00453 Visit Korea - Hansan Ramie Fabric Cultural Festival https://english.visitkorea.or.kr/svc/whereToGo/locIntrdn/rgnContentsView.do?vcontsId=77236 Real Korea - Hansan Ramie Fabric Cultural Festival https://www.realk.kr/destination/chungcheongnam-do/seocheon-gun/hansan-ramie-fabric-cultural-festival Wikipedia - Hansan Mosi https://en.wikipedia.org/wiki/Hansan_Mosi Sito ufficiale della contea di Seocheon https://www.seocheon.go.kr/eng/sub03_01_03.do
  2. Alla scoperta dell’Hanji: arte, cultura e creatività in Corea

    Post Date : 03 giu 2025
    Event Date : 03 giu 2025
    Alla scoperta dell’Hanji: arte, cultura e creatività in Corea Dove imparare di più sulla carta tradizionale coreana   di Vincenzo Acampora Carratura   In un mondo dominato dalla digitalizzazione, la riscoperta della carta fatta a mano rappresenta un ritorno alla materia, al gesto lento e al sapere antico. Tra le carte tradizionali più pregiate al mondo spicca l’hanji (한지), la carta coreana realizzata con la corteccia interna del gelso da carta, chiamato dak in coreano, lavorata con tecniche tramandate da secoli. L’hanji non è solo un supporto, ma una forma d’arte capace di raccontare l’identità di un popolo e le sue tradizioni. Questa importante pratica è stata ufficialmente candidata dalla Corea del Sud nel marzo 2024 per l’iscrizione alla Lista del Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità dell’UNESCO, con una decisione attesa per il 2026. In Corea del Sud esistono diversi centri culturali e artigianali dedicati all’hanji, dove visitatori, studenti e artisti possono immergersi nel processo di produzione e scoprirne le applicazioni più sorprendenti. Uno dei più noti è il Jeonju Traditional Hanji Center, situato a Jeonju, una delle città simbolo della carta tradizionale coreana. Qui è possibile partecipare a laboratori pratici per imparare a realizzare oggetti come lanterne, ventagli, scatole e altri manufatti tradizionali, tutti creati con la resistente e versatile carta hanji. Foto: visitkorea.or.kr A celebrare questa straordinaria carta è anche il Jeonju Hanji Cultural Festival, una manifestazione culturale tra le più emblematiche della città. Nato nel 1997, il festival promuove l’eccellenza della carta hanji millenaria, valorizza gli artigiani attraverso concorsi nazionali e contribuisce allo sviluppo del settore. Reinterpretando in chiave contemporanea le molteplici funzioni dell’hanji, il festival crea uno spazio di scambio e creatività dove tradizione e innovazione si incontrano. L’edizione 2025 si terrà nel mese di ottobre. Foto: visitkorea.or.kr A Wonju si trova il Wonju Hanji Theme Park, che offre una panoramica completa sulla storia, le tecniche e l’evoluzione della carta nel contesto coreano. Il museo ospita anche vari workshop e laboratori artigianali per chi desidera approfondire l’uso dell’hanji nell’arte contemporanea. Foto: hanjipark.com Anche a Seoul non mancano luoghi dove poter avere un’ esperienza in prima persona con la carta hanji. Nella zona Insadong, numerose botteghe offrono lezioni di carta Hanji.   L’Hanji non è soltanto tradizione, ma anche innovazione: numerosi artisti e designer coreani ne esplorano oggi le potenzialità in campi come l’interior design, la moda sostenibile e la conservazione dei beni culturali. A portare questa straordinaria tradizione in Europa è la mostra dedicata all’hanji presso l’Istituto Culturale Coreano a Roma, realizzata in collaborazione con l’Accademia di Belle Arti di Roma. Il Dipartimento di Arti Grafiche dell’Accademia di Belle Arti di Roma, ha inserito la produzione tradizionale di hanji nel proprio programma didattico ufficiale e, a partire dal 2016, organizza ogni anno una mostra di cooperazione con l'Istituto Culturale Coreano in Italia. La mostra "Hanji, officine didattiche 2025", visitabile dall’11 giugno fino al 29 Agosto 2025 presso l’Istituto Culturale Coreano, offrirà al pubblico italiano un’occasione unica per conoscere da vicino la bellezza e la ricchezza di questa carta millenaria. In mostra ci saranno opere realizzate dagli studenti dell’Accademia, chiamati a interpretare l’hanji in chiave artistica.   Fonti: https://namu.wiki/w/%ED%95%9C%EC%A7%80 https://tour.jeonju.go.kr/eng/index.jeonju?menuCd=DOM_000000202007008000 https://english.visitkorea.or.kr/svc/contents/contentsView.do?vcontsId=82273
  3. Il samulnori, tra tradizione e spettacolo

    Post Date : 03 giu 2025
    Event Date : 03 giu 2025
    Il samulnori, tra tradizione e spettacolo Un viaggio nei ritmi ancestrali della Corea di Marianna Demarchi Il samulnori è una forma coreana di intrattenimento musicale, eseguita con quattro strumenti a percussione tradizionali. Il nome stesso è composto dai termini samul (quattro oggetti) e nori (gioco o performance). si basa sull’utdari pungmul, una tradizione musicale contadina praticata per accompagnare le feste stagionali, propiziare i raccolti, scacciare gli spiriti maligni e rafforzare i legami della comunità. I quattro strumenti a percussione utilizzati nel samulnori rappresentano ognuno un elemento della natura e sono kkwaenggwari (꽹과리), jing (징), janggu (장구) e buk(북).  Il kkwaenggwari è un gong di bronzo di dimensioni ridotte che si suona con una bacchetta rigida e che produce un suono acuto e penetrante; simboleggia il fulmine.  Il jing è invece un gong di metallo leggermente più grande che viene suonato con un battente rivestito in tessuto, in modo da produrre un suono più morbido e profondo; simboleggia il vento.  Il janggu è un tamburo a clessidra con due pelli, suonate con bacchette diverse per produrre timbri contrastanti; simboleggia la pioggia.  Infine, il buk è un tamburo cilindrico a pelle singola, che viene colpito da una sola bacchetta producendo suoni gravi e risonanti; simboleggia le nuvole. Il samulnori è caratterizzato da un ritmo incalzante, movimenti precisi e un’energia intensa. Le esibizioni si svolgono secondo due modalità codificate: anjŭnban, in cui i musicisti suonano seduti a terra, e p’ankut, in cui suonano in piedi, spesso accompagnando il ritmo con movimenti coreografici. Il ritmo segue dei cicli chiamati jangdan, che variano da lenti e solenni a veloci e incalzanti, richiamando le forze della natura. Sebbene la struttura musicale sia definita e codificata, i musicisti hanno spazio per variazioni espressive e un’interazione vivace durante l’esecuzione. Per quanto riguarda l’abbigliamento, solitamente gli artisti indossano pantaloni bianchi e larghi, scarpe da contadino anch’esse bianche, un gilè nero, una fascia gialla attorno al torso o sulle spalle, una fascia blu e una rossa in vita e un cappello nero a fascia larga. In generale, questi abiti sono progettati per consentire i movimenti durante la performance. Anche se trae ispirazione dalle tradizioni musicali contadine, il samulnori è una forma moderna nata nel 1978. La sua ideazione fu proposta dal musicista Kim Yong-bae, mentre il nome “samulnori” fu suggerito dal folklorista Sim Woo-seong. Tra i membri fondatori vi era anche Kim Duksoo, che negli anni successivi ha avuto un ruolo chiave nella diffusione e nello sviluppo del genere, rendendolo celebre in Corea e a livello internazionale. L’obiettivo era quello di salvaguardare la tradizione musicale, rendendola accessibile anche a un pubblico più urbano e contemporaneo. La novità fu accolta positivamente dal pubblico e, nel corso degli anni, il samulnori ha continuato a evolversi, creando versioni diverse influenzate da musica jazz, rock ed elettronica. Se ti interessa assistere a una performance ispirata alle arti tradizionali coreane, il gruppo di percussionisti INPUNGNYU porterà in scena lo spettacolo Suoni e movimenti della Corea – Yeonhee il 1° giugno al Teatro Kismet di Bari e il 3 giugno al Teatro Vascello di Roma. Lo Yeonhee è una forma di spettacolo che unisce musica strumentale, danza, canto, maschere e movimenti scenici spettacolari. Con ritmi travolgenti ed eleganti coreografie, INPUNGNYU offrirà un’esperienza coinvolgente capace di emozionare e affascinare il pubblico italiano. Fonti: https://u.osu.edu/kprp/performance-traditions/samulnori/ https://www.soniccouture.com/en/products/32-drums/g41-samulnori-percussion/ https://www.esplanade.com/offstage/arts/samulnori-a-brief-history-from-village-to-stage https://www.asiateatro.it/asie/corea/strumenti-musicali-coreani/#:~:text=Il%20jing%20%C3%A8%20uno%20strumento,un%20suono%20persistente%20e%20profondo. https://www.unistrasi.it/public/articoli/5032/Presentazione_samulnori.pdf https://world.kbs.co.kr/service/contents_view.htm?lang=e&board_seq=359726 https://vovworld.vn/en-US/cultural-rendezvous/samulnori-a-short-way-to-know-korean-agricultural-history-1319070.vov https://cultura-coreana.it/2020-10-percussioni-tradizionali-coreane/  
  4. Memorial Day: l'importanza del ricordo

    Post Date : 03 giu 2025
    Event Date : 03 giu 2025
    Memorial Day: l'importanza del ricordo  Il 6 giugno alle dieci di mattina parte una sirena e il Paese si ferma: è il Memorial Day una giornata commemorativa per onorare chi ha sacrificato la propria vita per l’indipendenza, la protezione e lo sviluppo della nazione. di Ludovica Vittoria Gagliardi   Istituito nel 1956 il Memorial Day, conosciuto come Hyeonchungil, è una delle ricorrenze nazionali più solenni della Corea del Sud. La giornata è dedicata al ricordo dei militari caduti in guerra e dei patrioti che hanno perso la vita servendo la nazione, con particolare attenzione a coloro che morirono durante la Guerra di Corea, uno degli episodi più drammatici della Guerra Fredda. Il mese di giugno occupa un posto simbolico nella memoria collettiva coreana, poichè proprio il 25 di questo mese ebbero inizio le ostilità della guerra 6·25 (Guerra di Corea), che causò centinaia di migliaia di vittime tra militari e civili. In questa giornata vengono ricordati anche i sudcoreani che hanno combattuto in Vietnam, Iraq e Afghanistan e in altri conflitti nel corso degli anni.   La cerimonia principale si svolge presso il Cimitero Nazionale di Seul e raggiunge il suo momento culminante alle dieci del mattino, quando in tutto il Paese viene osservato un minuto di silenzio al suono di una sirena trasmessa a livello nazionale. Vi partecipano il Presidente della Repubblica, le alte cariche dello Stato, rappresentanti della società civile, studenti e cittadini che ne hanno fatto richiesta in anticipo. La cerimonia include la deposizione di corone di fiori, l’incensamento e il canto della canzone ufficiale Hyeonchung-ui Norae. Anche in altri cimiteri, monumenti e luoghi di memoria, civili e militari rendono omaggio ai caduti. La bandiera viene posta a mezz’asta in segno di rispetto e molte abitazioni ed esercizi commerciali la espongono in segno di rispetto per questa giornata solenne.   In occasione dell’evento in alcune scuole vengono organizzati concorsi di disegno, momenti di dibattito o la scrittura di lettere ai soldati in servizio, questo per sensibilizzare gli studenti alla storia.   Molte famiglie visitano i parchi commemorativi dedicati agli eroi di guerra lasciando fiori e note di gratitudine, altri scelgono di visitare musei e centri culturali con mostre allestite ad hoc con fotografie e oggetti bellici che testimoniano gli avvenimenti di queste guerre. L’importanza della commemorazione di questa festa risiede nel ricordare a tutta la popolazione sudcoreana il valore della libertà e dell’indipendenza.     Fonti: https://diversityatlas.io/events/memorial-day-south-korea/ https://library.changeengine.com/moments/korean-memorial-day-hyeonchung-il-all-employees https://english.seoul.go.kr/commemorating-patriots-and-veterans-in-june-and-observing-memorial-day-at-seoul-national-cemetery/ https://koreabridge.net/post/memorial-day-south-korea-%E2%80%93-history-and-interesting-facts-90daykorean https://nationaltoday.com/memorial-day-in-south-korea/ https://nationaltoday.com/memorial-day-in-south-kore https://dbpedia.org/page/Memorial_Day_(South_Korea) http://carnix.co.kr/news/news_view.aspx?no=319 https://it.wikipedia.org/wiki/Guerra_di_Corea http://www.mugunghwadream.com/2018/06/06/6-giugno-memorial-day-dedicato-ai-caduti/ https://blog.southofseoul.net/memorial-day-in-korea-%ED%98%84%EC%B6%A9%EC%9D%BC/ https://www.koreanclass101.com/lesson/culture-class-holidays-in-south-korea-6-korean-memorial-day https://www.90daykorean.com/memorial-day-in-korea/
  5. I cognomi coreani Significato, origini e tradizione dei cognomi più diffusi di Joo Yung Son I cognomi coreani sono radicati nella storia, nella cultura e nella geografia della Corea. Il sistema adottato prevede un numero di cognomi relativamente ristretto che affonda le sue origini nel Periodo dei Tre Regni. Attualmente, circa il 45% della popolazione coreana condivide uno dei tre cognomi più comuni: Kim, Lee e Park. In origine, i cognomi erano appannaggio delle classi nobili e servivano a indicare l’appartenenza a una specifica genealogia o a una determinata località geografica. Con il tempo, si diffusero progressivamente anche tra la popolazione comune, soprattutto durante il periodo Joseon. L’adozione dei cognomi divenne quasi universale in epoca coloniale giapponese, quando il loro utilizzo fu imposto a tutta la popolazione. Un aspetto interessante dei cognomi coreani è che essi sono spesso accompagnati da un bon-gwan. Elemento legato ad una determinata località che aiuta a tracciare l'origine geografica del cognome e, quindi, a distinguere famiglie con lo stesso cognome ma genealogie differenti. Ad esempio, una persona con il cognome Kim potrebbe appartenere alla famiglia di Gyeongju, mentre qualcuno con il cognome Lee potrebbe provenire da una regione specifica come, ad esempio, Hwanghae. Come anticipato precedentemente, tra i cognomi coreani, ce ne sono tre che spiccano su tutti per diffusione. Il più comune in assoluto è Kim, che, secondo un noto proverbio coreano, è così diffuso che “in ogni villaggio c’è almeno un Kim o un Lee”. Lee, trascritto talvolta anche come Yi o Ri, è anch’esso un cognome antichissimo, e insieme a Kim forma una coppia praticamente onnipresente nella società coreana.  Segue Park, altro cognome storico e profondamente radicato nella tradizione. Nonostante siano così diffusi, ogni Kim, Lee o Park può appartenere a una discendenza o ad una regione d’origine diversa, cosa che rende ogni cognome, pur comune, unico nella sua storia. I significati dei cognomi coreani sono importanti perché riflettono le tradizioni culturali e storiche del paese. Inoltre, i nomi di famiglia sono spesso accompagnati da nomi di battesimo che, a loro volta, portano significati simbolici, legati spesso alla speranza di una vita prospera e di successo. In Corea, il cognome non è solo un identificatore di famiglia, ma è anche un legame profondo con la storia, la cultura e le tradizioni del paese. Anche se la maggior parte dei coreani condivide uno dei pochi cognomi più comuni, ogni nome rappresenta una storia unica e una connessione con il passato che è stata tramandata di generazione in generazione. Piccola curiosità, è possibile trovare le storie e le radici di ogni grande famiglia della Corea del Sud, nel parco dedicato Ppuri Park (뿌리공원) a Daejeon. Fonti: https://www.donggukmedia.com/news/articleView.html?idxno=82852 https://www.familyeducation.com/baby-names/surname/origin/south-korean https://www.familyeducation.com/baby-names/surname/origin/korean https://ling-app.com/ko/korean-last-names/ https://www.90daykorean.com/korean-names/