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04 November 2024
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03 November 2024
Scopriamo insieme i migliori street food in Corea Metodi infallibili per combattere (e godersi) l’inverno coreano di Sharon Di Primio È innegabile che quando pensiamo agli inverni coreani il nostro primo pensiero sia “freddo, freddo, freddo!”, ma è altrettanto innegabile che il fascino dei palazzi reali innevati, i festival delle lanterne di Seoul e i suoi mercatini di Natale ci offrano una perfetta motivazione per mettere il naso fuori di casa. E in questo articolo abbiamo intenzione di offrirvene un’altra, convincente anche per i vostri stomaci. Vi sarà sicuramente capitato di guardare un k-drama ambientato in inverno, dove in una scena i nostri protagonisti passeggiano in stradine gremite di bancarelle di street food e sbocconcellano del cibo che sembra delizioso. Ebbene, non si tratta di finzione cinematografica, perché gran parte della popolazione coreana nei lunghi inverni trova giovamento raccogliendosi davanti a questi chioschetti che servono piatti speziati, dolci, o salati (spesso tutti insieme) che vi riscalderanno l’anima e la pancia. Di seguito vi proporremo alcuni tra i più gettonati che, ne siamo certi, vi faranno venire l’acquolina in bocca. 1. Tteokbokki: tutti noi avremo sicuramente sentito parlare di questo celebre piatto coreano, apparso per la prima volta nei testi culinari del diciannovesimo secolo. Il Tteokbokki è composto dai “tteok”, ovvero gnocchi di riso, ed è spesso condito con gochujang, una pasta di peperoncino piccante, per scaldarvi anche negli inverni più freddi. 2. Gun-Goguma: più comunemente nota come patata dolce, è popolare sia al nord sia al sud del parallelo, e viene servita semplicemente avvolta nella carta stagnola; quindi, attenzione a non bruciacchiarvi le dita mentre ne assaporate il gusto inconfondibile! 3. Eomuk: “torta di pesce”, arriva dritta dalla città portuale di Busan e ha origini risalenti alla Corea del diciassettesimo secolo. L’eomuk si presenta in varie forme e sapori: quadrato o cilindrico, piccante o cosparso di formaggio fuso, da solo o accompagnato da würstel, riso o calamari, tra gli altri. Ovviamente sempre infilzato in un bastoncino per rendere l’esperienza la più comoda possibile! 4. Gyeran-Ppang: il pane all’uovo fa il suo debutto in Corea nel 1983, quando veniva venduto davanti all’università Inha a Incheon. Da quel momento è diventato un must da provare negli street food. Questo pane soffice e morbido, simile all’impasto dei pancake, racchiude un uovo intero al suo interno. Cotto alla perfezione, acquisisce una leggera crosta dorata, mentre l’uovo si fonde armoniosamente con l’impasto, creando uno spuntino caldo e irresistibile. Questi sono solo alcuni dei piatti più comuni (e più buoni!) che potete assaggiare in Corea, per pochi won negli street food più famosi, come quelli di Myeongdong o Dongdaemun, lasciandovi incantare gli occhi dalle luci invernali e lo stomaco da queste prelibatezze! Fonti: 1. https://inmykorea.com/best-korean-winter-foods-snacks/ 2. https://www.kocis.go.kr/eng/webzine/202012/sub06.html 3. https://en.wikipedia.org/wiki/Roasted_chestnut 4. https://en.wikipedia.org/wiki/Tteokbokki 5. https://en.wikipedia.org/wiki/Roasted_sweet_potato 6. https://en.wikipedia.org/wiki/Gyeran-ppang
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Tra tigri e mugunghwa Scopriamo alcuni dei simboli nazionali e culturali coreani che riflettono lo spirito e la cultura del Paese del Calmo Mattino di Alessia Belli Immagini, emblemi, oggetti, personaggi e persino ricette spesso possono raccontarci storie affascinanti, svelarci tradizioni antiche, incarnare valori e riflettere le aspirazioni di un popolo e della sua cultura: sono i simboli nazionali e culturali che contraddistinguono l’essenza di un Paese nel mondo. Sono elementi capaci di evocare significati che vanno oltre la loro semplice rappresentazione e che ci mostrano quelle sfumature uniche che nel tempo hanno forgiato lo spirito di una nazione, diventando vere e proprie icone. In Corea del Sud se ne contano almeno 100, selezionati nel 2006 dal Ministero della Cultura, dello Sport e del Turismo della Corea. Scopriamo insieme 4 simboli coreani che sanno trasportarci immediatamente nel Paese del calmo mattino. Taegeuk e la bandiera coreana Il Taegeuk è un elemento di forma circolare, per metà rosso e per metà blu, che simboleggia l’armonia tra lo yin e lo yang, l’equilibrio tra le energie creative positive e negative dell’universo, ed è disposto al centro della bandiera nazionale coreana, il Taegeukgi. Oltre a far parte dei vari elementi che compongono la bandiera coreana (avevamo dedicato un approfondimento qui) viene utilizzato tutt’oggi in molti loghi istituzionali e non, ma il Taegeuk ha una storia davvero lunga alle spalle. Nell’antichità veniva spesso raffigurato per adornare templi, porte, cancelli, ma anche utensili quotidiani tra cui ventagli, cappelli e cucchiai, come segno di buono auspicio. Mugunghwa, l’eterno fiore coreano Sapevate che durante il periodo Silla, la Corea era chiamata “Paese del Mugunghwa”? Questo elegante fiore, l’Hibiscus syriacus o ‘rosa di Sharon’, è oggi il fiore nazionale della Corea e rappresenta la nobiltà d’animo del popolo coreano, che ha affrontato trionfi e avversità con perseveranza. Mugunghwa significa infatti,‘fiore eterno che non appassisce mai’. Così come il Taegeuk, anche il Mugunghwa viene raffigurato all’interno di diversi loghi istituzionali e governativi, come l’emblema del Presidente, le spille dei legislatori e il logo della Corte Suprema. La Tigre, animale sacro Da protettrice delle montagne a mascotte delle Olimpiadi di Seoul del 1988, la tigre è sempre stata protagonista nella cultura e nel folklore sin dal mito di fondazione di Dangun che racconta la nascita della civiltà coreana. Considerata una divinità capace di allontanare gli spiriti maligni, animale sacro che simboleggia forza e coraggio, è protagonista di racconti e leggende, dipinti e decorazioni già nelle epoche più antiche, in particolare durante la dinastia Joseon. È nei primi anni del ‘900 che si trasforma in un significativo simbolo di identità nazionale, grazie allo storico Choe Nam Seon che per primo disegnò una mappa della penisola coreana dandole la forma di una tigre che ruggisce verso il mondo con impetuosità, intenzionata a non arrendersi. Arirang, la voce del popolo Un simbolo nazionale che emoziona e colma il cuore del popolo coreano, ogni volta che viene intonato, è senza dubbio Arirang: la canzone popolare coreana più famosa tanto da essere considerata un inno nazionale non ufficiale ed essere stata inserita nella lista dei "Patrimoni orali e immateriali dell’umanità” dell’Unesco sia per la Corea del Sud che per la Corea del Nord. Note malinconiche, reinterpretate attraverso numerosissime versioni, che parlano di un amore sfortunato, della sofferenza, della perdita e della separazione, ma anche di speranza. Un canto nostalgico, trasmesso di generazione in generazione, che da più di 600 anni dà voce ai sentimenti del popolo coreano nei confronti del proprio passato e della collettività. Fonti: https://www.mois.go.kr/eng/sub/a03/nationalSymbol/screen.do https://www.nl.go.kr/EN/contents/EN30402000000.do https://www.kculture.or.kr/cms/content/view/452 https://artsandculture.google.com/story/yAUB_exZf_u-JA http://www.koreaherald.com/view.php?ud=20211231000456 https://overseas.mofa.go.kr/no-en/brd/m_21237/view.do?seq=133 www.korea.net
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Gilnori: La processione di strada coreana Una processione di strada che unisce musica, danza e comunità, trasformando ogni passo in una celebrazione della cultura coreana. Scopri il gilnori, dove il passato incontra il presente e le tradizioni prendono vita tra suoni e colori di Joo Yung Son 길놀이 (gilnori), conosciuto come "processione di strada", è una vivace tradizione coreana che intreccia musica, danza e un forte senso di comunità. Il termine 길놀이 deriva da "길" (gil), che significa "strada", e "놀이" (nori), traducibile come "gioco" o "festa". Questa pratica affonda le sue radici nei rituali agricoli dei villaggi rurali, risalenti a un'epoca in cui le comunità si riunivano per celebrare i raccolti, esprimere gratitudine alla natura e pregare per un futuro prospero. Al suono di strumenti tradizionali come il janggu (un tamburo a clessidra) e il kkwaenggwari (un piccolo gong), i partecipanti si muovevano lungo le strade del villaggio, creando un’atmosfera di festa, gioia e solidarietà. La struttura del gilnori prevede un corteo di musicisti e danzatori che procede per le vie, guidato da una figura simbolica che porta una bandiera, spesso raffigurante il nome del gruppo o del villaggio che rappresenta. I musicisti, esperti nel creare ritmi incalzanti e affascinanti, suonano una varietà di tamburi e gong. I danzatori, vestiti con abiti tradizionali dai colori vivaci, eseguono movimenti energici e aggraziati, accompagnando i suoni con coreografie che richiamano gesti antichi. Spesso portano con sé il sangmo, un cappello con un nastro lungo e fluttuante, che fanno roteare con movimenti della testa, aggiungendo un effetto visivo suggestivo. Una delle caratteristiche più affascinanti è la capacità di coinvolgere il pubblico. Non esiste una netta separazione tra chi partecipa attivamente e chi assiste: gli spettatori vengono invitati a unirsi alla danza, a battere le mani a ritmo, e a rispondere agli incoraggiamenti dei musicisti. È una festa di strada in cui ogni individuo può sentirsi parte di qualcosa di più grande, ritrovando un senso di appartenenza alla comunità. Nel corso degli anni, il gilnori ha superato i confini delle comunità rurali, diventando un'importante manifestazione culturale anche nelle città. Con la modernizzazione della Corea del Sud, molte tradizioni hanno rischiato di essere dimenticate, ma il gilnori ha saputo adattarsi ai tempi, trasformandosi in un’attrazione per i turisti e in una forma di intrattenimento culturale durante i festival nazionali. Se desideri vivere l’autenticità e la magia del gilnori, non puoi perderti l'evento "La via dello Yeonhee - Long: Yeonhee project", che ti offrirà l'opportunità di sperimentare da vicino questa antica tradizione coreana: • ROMA: 11 e 12 novembre, presso il Teatro Golden • BARI: 16 novembre, presso il Teatro Kismet Opera. Sarà un'occasione unica per vivere da vicino l'energia di questa tradizione e per lasciarsi trasportare dal ritmo e dalla bellezza del gilnori, in un’esperienza che farà scoprire la Corea attraverso suoni, colori e movimenti coinvolgenti. Fonti: https://www.korea.net/NewsFocus/Culture/view?articleId=123382 https://sdkpi.org/performances/ https://www.korea.net/NewsFocus/Culture/view?articleId=250206 https://www.koreatimes.co.kr/www/art/2008/02/398_19435.html https://terms.naver.com/entry.naver?docId=551553&cid=46664&categoryId=46664 https://www.gugak.go.kr/site/main/index001?menuid=001&lang=en
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Un mondo da sfogliare: la letteratura coreana tra best-sellers e Nobel Con l’assegnazione del premio Nobel per la letteratura all’autrice sudcoreana Han Kang lo scorso 10 ottobre 2024, gli occhi del mondo sembrano sempre più puntati sull’universo narrativo della Corea e sui suoi protagonisti letterari di Antonella Gasdia «Nessun vascello c’è che, come un libro, possa portarci in contrade lontane», affermava Emily Dickinson, evidenziando come la letteratura possa connettere culture e abbattere confini. Quella che sembrava una letteratura distante è riuscita a conquistare un pubblico internazionale, attratto dai racconti unici e dai numerosi best-seller coreani. Ma quali sono le letture più consigliate? La letteratura coreana ha, per molto tempo, raccontato storie complesse, soprattutto durante il periodo del colonialismo giapponese e il dopoguerra, ed è stata per lo più espressa da uomini. Oggi, tuttavia, la letteratura contemporanea si distingue per l’emergere di nuove voci e personaggi che offrono prospettive diverse e più eterogenee. Autori del passato come Yi Kwang-su e Kim Dong-in hanno gettato le basi della narrazione coreana, mentre oggi scrittori contemporanei come Shin Kyung-sook, Park Sang Young, Yun Ko-eun e Han Kang erigono i pilastri di una letteratura caratterizzata da libertà espressiva e verità profonde. Con la delicatezza dei suoi romanzi carichi di emotività, Shin Kyung-sook trasporta i lettori in una Corea che cambia attraverso le voci del dissenso nel suo celebre “Io ci sarò”, dove la protagonista affronta ricordi sbiaditi del suo passato che pullula di ferite e dolori inghiottiti amaramente e silenziati dallo scorrere del tempo. Con sguardo attento allla comunità LGBTQIA+, ancora fortemente discriminata nella società sudcoreana, Park Sang Young ritrae la coraggiosa lotta di un ragazzo omosessuale nell’alienante realtà di Seoul, con i suoi tabù e i suoi ritmi incessanti nel romanzo “Amore, Marlboro e Mirtilli”. Per gli amanti del thriller e di storie distopiche, “The Disaster Tourist” di Yun Ko-eun presenta i catastrofici effetti del cambiamento climatico in cui i luoghi colpiti da catastrofi diventano attrazioni turistiche. Attraverso la storia della protagonista, Yona, il romanzo mette in luce come il dolore umano e le vite spezzate possano essere sfruttati a scopi commerciali, invitando a riflettere sulle conseguenze del turismo disastroso. Yona si confronta con questioni di sfruttamento e consumo, evidenziando le complesse relazioni tra l'individuo, la società e l'ambiente in un contesto dominato da logiche capitalistico-commerciali. Infine, Han Kang, vincitrice del Premio Nobel per la letteratura, è l’autrice che esplora la cruda e violenta verità, la memoria e l’indagine dell’animo umano, offrendo un’analisi intensa che ha inizio con “La vegetarina”, uno dei suoi romanzi più celebri, capace di conquistare il pubblico internazionale grazie alla sua narrazione onesta. Proprio di questo romanzo vi sarà un adattamento teatrale, ad opera di Daria Deflorian e Francesca Marciano, che solcherà i palchi del Teatro Arena del Sole di Bologna dal 25 al 27 ottobre, del Teatro Vascello di Roma dal 29 ottobre al 3 novembre e, infine, del Teatro Astra di Torino dal 28 gennaio al 2 febbraio 2025. Fonti: Kang, Han, La Vegetariana, (traduzione di) Ciccimarra M. Z., Adelphi, 2016 Park, Sang Young, Amore, Marlboro e Mirtilli, (traduzione di) Donati, G., Rizzoli, 2024 Shin, Kyung-sook, Io ci sarò, (traduzione di) Merlini B., Sellerio, 2014 Teatro.it, La Vegetariana – Daria Deflorian | Date e Biglietti (Link: https://www.teatro.it/spettacoli/daria-deflorian-la-vegetariana consultato il 17/10/2024) Teatro Vascello – La Fabbrica dell’Attore Centro di Produzione Teatrale, La Vegetariana, giugno 2024 (link: https://www.teatrovascello.it/2024/06/08/la-vegetariana/ consultato il 17/10/2024) Yun, Ko-eun, The Disaster Tourist, (traduzione di) Iovinetti L., Mondadori, 2023
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07 October 2024
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07 October 2024
Radici coreane: la Corea si racconta attraverso i suoi musei Tra lotte per l’indipendenza e preziose testimonianze artistiche: scopriamo i musei coreani, dove viene celebrata la storia. di Viola Cecchi La storia coreana ha radici molto antiche anche se viene studiata raramente in occidente. Per questo motivo, la visita nel paese asiatico può essere un’opportunità veramente unica per accedere a una grande quantità di informazioni storiche e culturali. Infatti, in Corea si possono trovare numerosi musei dalle tematiche estremamente varie, tutti istituiti con l’obiettivo di far splendere la cultura coreana. Qui sotto troverete una breve selezione di questi musei. Il museo più antico di Seoul è il National Museum of Korea, fondato nel 1945 sulle ceneri del Joseon Governor-General Museum, oggi è il punto di riferimento per chiunque voglia approfondire la storia coreana, iconico nella sua architettura e nel suo prezioso contenuto. Qui vengono infatti conservati migliaia di artefatti storici di grande importanza, tra cui numerosi Tesori Nazionali coreani, come statue, ceramiche, gioielli, dipinti e altro ancora. Incentrato soltanto sulla capitale è invece il Seoul Museum of History. Qui si ripercorre la storia di Seoul dall’epoca Joseon in poi. Come altri musei coreani questo offre l’occasione unica di poter visitare virtualmente alcune delle sezioni e delle mostre temporanee che ospita con la possibilità di interagire con alcuni degli oggetti esposti. Lo si può quindi visitare in parte anche dall’Italia. Unico nel suo genere è il Seodaemun Prison History Hall. Questa era una vera e propria prigione istituita nel 1908 dagli occupanti giapponesi con lo scopo di contenervi gli attivisti che lottavano per l’indipendenza della Corea. È stata utilizzata come carcere fino al 1987, e dal 1998 si è deciso di convertirla a museo per ricordare i patrioti che vi sono stati rinchiusi. Quale storia più coreana se non quella dell’hangeul? La si può rivivere nel National Hangeul Museum. Qui è possibile conoscere il contesto sociale e politico che ha portato alla creazione dell’alfabeto coreano e alla sua evoluzione nei secoli. Sono disponibili anche numerose attività interattive e risorse in inglese per chi non conosce il coreano. Esistono poi numerosi altri musei sia a Seoul che nel resto del paese. Alcuni si focalizzano su aspetti culinari, come il Museum Kimchikan (un intero museo per il kimchi!), altri sulla tradizione cosmetica come il Coreana Cosmetic Museum, altri su avvenimenti storici specifici come gli 5.18 Democratic Movement Archives a Gwangju, archivio preziosissimo sulla rivolta avvenuta nel 1980. Qualsiasi di questi musei visiterete, siamo sicuri che ne uscirete arricchiti, con una nuova prospettiva sulla Corea e la sua storia. Fonti: - Lista completa dei Tesori Nazionali coreani: https://en.wikipedia.org/wiki/National_Treasure_(South_Korea) - https://www.museum.go.kr/site/eng/content/permanent_exhibitions_guide - https://museum.seoul.go.kr/eng/exhibition/permanent/permExhibit/permExhibit1.jsp - https://sphh.sscmc.or.kr/_eng/hall/hallview_01.php - https://artsandculture.google.com/story/PAUhL5C4CC4EJQ