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La rivoluzione coreana del 19 aprile

04 April 2022 | 408 Hit

La rivoluzione coreana del 19 aprile


La rivoluzione del 19 aprile è forse tra gli episodi della storia coreana meno conosciuti all’estero. In questo articolo cercheremo di raccontare i motivi e le conseguenze di questo evento di enorme importanza per la Corea.


di Viola Cecchi




Tra le commemorazioni che vengono ricordate nel mese di aprile in Corea, troviamo la rivoluzione coreana del 19 aprile 1960. Episodio quasi sconosciuto al di fuori della Corea, ma estremamente importante per il paese. Per capirne le dinamiche, cerchiamo di delinearne prima il contesto.


Negli anni ’50 del Novecento, il governo di Yi Sungman (spesso riportato anche come Rhee Syngman), primo presidente della Corea del Sud, stava gradualmente trasformando il paese in una dittatura, appoggiato dal parlamento, dalla malavita locale, ed esternamente anche dagli Stati Uniti. Questi ultimi avevano infatti interesse nel conservare il loro punto d’appoggio in Corea del Sud, formalmente una democrazia, contro la minaccia comunista rappresentata dalla Corea del Nord e dalla Cina. Infatti, essendo gli anni della guerra fredda, l’obiettivo principale della politica internazionale di tutto il mondo era proprio il mantenimento dell’equilibrio tra democrazie capitalistiche e paesi comunisti.


È in questo contesto che Yi riuscì a far approvare nel 1954 la legge che eliminò il limite di mandati consentiti per ogni presidente, diventando di fatto un dittatore. Il presidente Yi non si era mai fatto scrupoli nell’utilizzare la violenza per reprimere coloro che si opponevano al suo regime fin da quando era salito al potere nel 1948. La priorità delle sue decisioni sembrava essere quella di mantenere il potere piuttosto che risolvere i problemi del paese, il quale era stato ridotto in macerie dalla guerra di Corea (1950-1953). Alle ennesime elezioni-farsa del 1960, Yi vinse di nuovo, ormai ottantacinquenne. È a questa notizia che il malcontento della popolazione raggiunse il limite. Le manifestazioni contro il regime scoppiarono in tutto il paese, fino a quando l’11 aprile il cadavere di un ragazzo, Kim Juyeol, non fu ritrovato nella baia di Masan. Apparve fin da subito ovvio che il ragazzo fosse morto durante una delle manifestazioni e che la polizia di stato ne avesse occultato il corpo nella speranza di nascondere l’accaduto. Yi cercò di incolpare i comunisti, come spesso era successo prima, ma questa volta la folla non gli credette. Una settimana dopo, il 18 aprile gli studenti della Korea University organizzarono una grande manifestazione contro il governo, e il giorno dopo quando a loro si unirono lavoratori e studenti di tutte le università marciando verso il palazzo presidenziale, l’esercito guidato dal presidente iniziò a sparare sui cittadini, uccidendone tra i 100 e i 500. Si consumava così la rivoluzione coreana, la quale non si fermò nemmeno nei giorni a seguire e alla quale si unirono persone di ogni ceto sociale. Nel timore che la rivolta mostrasse la vera faccia della democrazia coreana agli occhi della comunità internazionale, gli Stati Uniti decisero di togliere il loro appoggio a Yi, il quale fu costretto a dimettersi il 26 aprile 1960. Finiva così la prima repubblica coreana e una nuova costituzione vide la luce di lì a poco, dopo che il potere fu passato al partito democratico coreano. Tuttavia, l’esperienza democratica avrà vita breve in Corea del Sud, in quanto il generale Park Chunghee prenderà il potere con un colpo di stato solo un anno dopo, il 16 maggio 1961. Affinché la Corea consolidi il suo percorso democratico, dovranno passare ancora alcuni decenni, è però fondamentale ricordare la rivoluzione del 19 aprile in quanto espressione di un popolo stanco di subire soprusi e che unito è riuscito ad eliminare il proprio oppressore.



Fonti:

Riotto Maurizio, Storia della Corea. Dalle origini ai giorni nostri, Bompiani, 2018.

Han Young Woo, A Review of Korean History. Vol. 3 Modern/Contemporary Era, Kyongsaewon, 2010.

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