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Mostra “Hanji: la Carta della Vita” - Korea Week Bari 2022

13 maggio 2022 | 864 Hit

Korea Week Bari 2022 - K-Art

Mostra sulla Carta Coreana

“Hanji: la Carta della Vita”




Data e ora inaugurazione: giovedì 26 maggio, ore 19.00

Periodo mostra: dal 27 maggio al 25 luglio

Luogo: Castello Svevo di Bari - Piazza Federico II di Svevia, 70122, Bari


A seguito dell’inaugurazione la mostra si protrarrà fino al 25 luglio negli orari di apertura del Castello Svevo di Bari.


L’accesso alla mostra sarà grautito all’inaugurazione, mentre per i giorni seguenti all’inaugurazione si dovrà acquistare il biglietto per entrare al Castello Svevo.


La storia della manifattura cartaria coreana si fonda sulla carta tradizionale Hanji. Partendo da questo materiale, la mostra “Hanji, la Carta della Vita” si propone di esaminare non solo la cultura della carta in Corea, ma anche i suoi svariati utilizzi che si diramano negli ambiti più svariati.

Hanji è il nome della carta prodotta tramite il metodo tradizionale coreano. Si ipotizza che, subendo anche l’influenza delle tecniche artigianali cinesi, questa carta sia stata introdotta nella penisola coreana durante il periodo dei Tre Regni (II-IV secolo ca.).

Il processo artigianale di produzione della carta è nato in Cina, ma in Corea ha subito una grande e decisivo cambiamento con l’utilizzo della corteccia del “Daknamu”, tipologia di gelso che cresce in Corea, ottenendo una tecnica di produzione del tutto innovativa.

L’Hanji ha avuto grande successo anche in Cina, la “madrepatria” della carta, e nel vicino Giappone, dando vita a un fiorente commercio, assieme al quale si è diffusa anche la tecnica di produzione.

Fin dall’antichità in Corea la carta Hanji è stata utilizzata negli ambiti più disparati. Infatti, andando ben oltre il ruolo di supporto di scrittura, l’Hanji è entrata nella quotidianità delle persone venendo utilizzata nella produzione di oggetti di uso comune come ventagli e ombrelli ed è stata ampiamente apprezzata anche nell’edilizia, che ha utilizzato questo prezioso materiale per realizzare carta da parati e finiture. Con l’avvento della tecnologia la carta Hanji ha rischiato di essere dimenticata, ma grazie agli sforzi di enti pubblici e privati che si sono impegnati per restituirle l’antico splendore, oggi la carta tradizionale coreana sta dando vita ad una nuova tradizione.


La Mostra


1. Il paesaggio della Carta Hanji

La Carta Hanji in Corea non è solo carta. Nelle case tradizionali la Carta Hanji si tramuta in carta da parati, in pavimenti e in infissi che riparano dal caldo e dal freddo. Nelle giornate piovose la Carta Hanji, imbevuta di olio di perilla, svolge la funzione di ombrello e in quelle giornate in cui il sole splende spietatamente scaccia via il caldo sotto forma di ventaglio. Nelle notti di tenebra invece la Carta Hanji diffonde negli ambienti una luce soffusa riflettendo la luce lunare. Quando si pensa alla Corea, dunque, non si può far altro che riportare alla mente la Carta Hanji.


2. Carta Hanji, espressione di sentimenti

La Carta Hanji è anche nota come carta dei mille anni. Nel Sutra del Dharani della Grande Compassione, il più antico testo xilografico al mondo (751), viene riportato un testo buddista che esprime la brama per la redenzione dai peccati e per la longevità.

Questo testo, stampato su carta di albero di Dak, nonostante risalga a 1300 anni fa è pervenuto fino a noi rendendo noti i desideri dei nostri avi.

La Carta Hanji, in effetti, ha fatto della Corea un paese di importanza mondiale da un punto di vista documentale. Durante la dinastia di Joseon (1293-1910), che ha regnato sulla Penisola Coreana fino all’istituzione della Repubblica di Corea, sono stati redatti gli “Annali della dinastia Joseon” che coprono un periodo di circa 470 anni.

Questi testi che consegnano il passato nelle mani del futuro sono gli unici annali al mondo ad essere giunti nell’età moderna nella loro versione originale.

Questa carta straordinaria che finora è stata utilizzata per riportare dati e fatti del passato oggi viene utilizzata come strumento con cui avvicinare i cuori delle persone aiutandole ad esprimere i loro sentimenti tramite lettere e imballaggi per regali.


3. Nuovi incontri dell’Hanji

La tradizione non resta ancorata al passato ma continua a mutare e ad evolversi. La Carta Hanji che rischiava di andar perduta a causa della diffusione della carta industriale sta incontrando un periodo di nuova fioritura grazie agli immani sforzi di enti non solo pubblici ma anche privati. La carta tradizionale coreana, grazie alla sua traspirabilità e all’elevata resistenza alla trazione viene oggi utilizzata non solo per realizzare abiti, ma anche come materiale edilizio adattabile alle necessità delle moderne abitazioni.

Inoltre tramite l’ausilio della laccatura la Carta Hanji riscontra grande successo anche nella realizzazione di piatti e contenitori e viene altamente apprezzata come alternativa ecologica alla pelle.

Dunque si può ben dire che questo camaleontismo della Carta Coreana fa sì che questo materiale si inserisca in innumerevoli ambiti della nostra quotidianità creando le basi per quella che sta ormai divenendo una nuova tradizione.


La nascita della Carta Hanji

Diversamente dalla carta comune, creata a partire dalla legna, sia la carta tradizionale cinese, prima forma di carta mai nata, che quella coreana e giapponese vengono prodotte a partire da fibre.


La carta coreana Hanji, la carta cinese Wuan e la carta giapponese Washi hanno la caratteristica comune di utilizzare non il legno ma le fibre, ma si differenziano tra loro per la diversa composizione della materia prima e dei differenti processi manifatturieri con cui sono prodotte.


La carta tradizionale cinese, Wuan, viene realizzata a partire da bambù, corteccia di acero palmato e paglia. Grazie alla densità regolabile, questa carta è ottimale per la pittura e la scrittura, ma rispetto alla carta Hanji pecca di resistenza ed è meno duratura nel tempo.


La carta giapponese Washi è realizzata con la corteccia dell’albero di Dak o dell’arbusto della carta.

Questa tipologia cartacea è estremamente adatta per la stampa poiché presenta una superficie liscia e fitta grazie alla stretta trama delle sue fibre, ma purtroppo non è particolarmente resistente e si strappa facilmente.


L’albero di Dak, principale costituente della Carta Hanji, è una pianta tipica della Penisola Coreana nata dall’ incrocio della Broussonetia papyrifera e della Broussonetia kazinoki. Le fibre di questo albero raggiungono i 60-70 mm, rispetto alla comune polpa cartaria dunque vantano non solo una lunghezza straordinaria ma anche una grande forza di coesione che garantisce un prodotto molto resistente.


A fare della Carta Hanji una carta di qualità, non è solo la sua materia prima, ma anche il processo manifatturiero che tramite alcuni passaggi peculiari aumenta la capacità della carta di resistere nel tempo.


La Carta Hanji viene prodotta artigianalmente tramite una particolare tecnica chiamata “uebal ddeughi” (a telaio singolo). Questa tecnica consiste nel raccogliere le fibre dell’albero di Dak disciolte in una vasca d’acqua scuotendo un telaio prima verticalmente e poi orizzontalmente da destra verso sinistra e poi da sinistra verso destra in modo tale che le fibre si incrocino formando una griglia. In questo modo la lunghezza delle fibre viene valorizzata al massimo e il prodotto finale è molto resistente.


La Carta Wuan e la Carta Washi invece vengono prodotte tramite la tecnica del “ssangbal ddeughi” (a doppio telaio) che consiste nel far fuoriuscire l’acqua dal telaio fino a che al suo interno non restino solamente le fibre. È un metodo che garantisce una produttività elevata ma che sacrifica la resistenza della carta.


Inoltre per quanto riguarda la Carta Hanji, durante la bollitura della corteccia dell’albero di Dak si utilizza la liscivia, materiale che aumenta la resistenza, la consistenza e la capacità di conservazione della carta.


Altro elemento che differenzia la Carta Hanji dalla Carta Washi e Wuan risiede nella fase di lavorazione finale, ovvero la battitura.


La battitura consiste nel posizionare la carta su una lastra di finitura e nel batterla per renderla lucida e liscia. Tramite la battitura l’intreccio delle fibre si fa ancora più fitto e la carta acquista grande lucentezza. In genere il periodo massimo di conservazione della carta comune è di circa 200 anni ma la Carta Hanji, grazie a questo particolare processo manifatturiero, ottiene proprietà eccellenti che le consentono di resistere alla corrosione anche per 1000 anni.


La storia della Carta Hanji

La nascita della Carta Hanji viene fatta risalire intorno al II-IV secolo. Al tempo la Penisola Coreana era divisa in tre regni: Goguryeo, Silla e Baekje. Il regno di Goguryeo, situato al nord, al confine con il regno di Tang, è stato il primo a produrre e ad esportare la cosiddetta “Carta Manji”, carta che secondo i reperti era molto amata dai letterati del tempo per la sua qualità eccelsa.


La Carta Manji era realizzata a partire dalla canapa e dall’albero di Dak, era molto resistente e presentava un caratteristico color bianco. In seguito il regno di Silla, che riunì i tre regni, creò la Carta “Baek-chu-ji” utilizzando l’albero di Dak. Caratteristica principale del Baek-chu-ji era la capacità di mantenere inalterato il suo colore nel tempo.


Nel Sutra del Dharani della Grande Compassione (ca. 705-751), ritenuto il più antico tra i reperti a noi pervenuti, possiamo ammirare stampe xilografiche di scritture buddiste stampate su carta di albero di Dak che ci permettono di ammirare la manifattura cartaria del tempo.


Il regno di Goryeo, emerso in seguito alla caduta del regno di Silla, si è reso noto aipaesi vicini tramite intensi rapporti commerciali, l’entità dei commerci era tale da dar vita al nome con cui la Penisola Coreana è oggi conosciuta all’estero ovvero “Korea”. Nel regno di Goryeo era molto diffuso il buddismo e di conseguenza vi era un’elevata richiesta di carta che ha portato ad un naturale sviluppo non solo della manifattura cartiera ma anche della stampa.

In un reperto del 1145 viene riportato l’ordine di piantare alberi di Dak in tutto il paese, da questo documento dunque possiamo dedurre che la produzione della carta nel regno di Goryeo era giunta a ricoprire un ruolo di massima importanza al punto tale da spingere lo Stato a muoversi attivamente per assicurarne la massima produzione e distribuzione.

La carta “Goryeo-ji” prodotta in questa epoca era spessa, dura e lucida e si era assicurata il titolo di migliore carta del tempo.


La produzione cartiera e la stampa hanno continuato ad evolversi fino al periodo Joseon e sono diventati un ponte di collegamento tra passato e futuro. Infatti la Carta Hanji è lo strumento con cui sono stati tramandati testi di importanza mondiale come il Jikji, primo testo a caratteri mobili del mondo, pubblicato nel 1377 nel tempio Heungdeoksa di Cheongju e vari altri testi come gli Annali della dinastia Joseon, il Hunminheongeum, il Nanjung Ilgi, il Dongui Bogam, il SeungJeongwon Ilgi e il Uigwe.


La Carta Hanji oggi

La tradizione non si ferma mai e la tradizione che muta è imperitura. In seguito all’industralizzazione la Carta Hanji era sul punto di venir surclassata dalla carta industriale ma, dal 1990, il Governo Coreano si è adoperato per ridarle nuovo valore e tramandarne la tecnica di lavorazione.


Tramite la ricerca e l’analisi si è riusciti a valorizzare i pregi della Carta Coreana e ad estenderne l’ambito di utilizzo, eliminando i paletti che la vedevano come semplice supporto di scrittura o di disegno facendola rinascere come strumento della vita di tutti i giorni.


In passato la Carta Hanji non veniva utilizzata solo per realizzare dipinti e libri, infatti, era ampiamente sfruttata anche nella costruzione di edifici che potessero adattarsi ai cambiamenti climatici di un paese dalle quattro stagioni ben marcate come la Corea. L’utilizzo che se ne faceva nell’edilizia era svariato, con la Carta Hanji, ad esempio si potevano realizzare carta da parati, pavimenti e infissi.


Nell’architettura coreana in cui, diversamente da quella occidentale che prediligeva la pietra, venivano ampiamente utilizzati materiali che potessero adattarsi ad una cultura sedentaria direttamente sul pavimento, come ad esempio terra e legna, la Carta Hanji veniva sfruttata in molteplici modi.


La straordinaria traspirabilità e capacità di controllo dell’umidità della Carta Coreana, infatti, rendeva gli ambienti confortevoli durante le estati umide e afose e assicurava una temperatura più alta durante gli inverni freddi e secchi. Inoltre sovrapponendo più strati di Hanji si potevano realizzare addirittura delle armature.


A partire dagli anni 2000, invece, la Carta Hanji, grazie alla sua resistenza alla forza di trazione, ha riscontrato grande interesse in quanto alternativa ecologica alla pelle nella confezione di vestiti e borse.

La Carta Hanji veniva utilizzata anche per realizzare oggetti di svago come aquiloni, utensili della vita quotidiana come ombrelli e ventagli e infine cesti e scatole in cui riporre oggetti.


La Carta Hanji, dunque, cambiando continuamente il suo aspetto, è parte integrante della nostra quotidianità. Si può dire tranquillamente che la Cultura Coreana sia stata trasmessa grazie alla Carta Hanji. I designer e gli artisti contemporanei creano i paesaggi moderni racchiudendo l’unicità della Cultura Coreana all’interno della Carta Hanji.


“Hanji, la Carta della Vita” osserva la Corea di oggi e il suo dinamismo culturale utilizzando come mezzo questa carta spettacolare. Tramite le opere di artigiani, maestri e designer contemporanei possiamo ammirare il valore della Carta Hanji e i molteplici modi con cui quest’ultima può essere utilizzata.


Lo spirito del Popolo Coreano descritto da giovani scrittori coreani viene tradotto in immagine tramite queste opere. Al centro della mostra non vi è solo la carta nel suo aspetto visivo, infatti, tramite la sonorità della Carta Hanji vogliamo offrire al pubblico la possibilità di partecipare ad un’esperienza che stimola tutti i sensi.

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