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Mostra "Nella Vita e nel Hanji"

31 January 2023 | 6535 Hit

Mostra "Nella Vita e nell'Hanji"

L'Arte degli Altorilievi in Carta Coreana



Istituto Culturale Coreano in Italia

Via Nomentana 12, 00161, Roma (RM)


Vernissage: Mercoledì 22 Febbraio 2023, ore 19:00

ingresso gratuito senza prenotazione


Periodo mostra: dal 22 Febbraio al 21 Aprile 2023

Orari di apertura: dal lunedì al venerdì, dalle ore 10:00 alle ore 18:00 (festivi esclusi)

ultimo ingresso ore 17:30


L'Istituto Culturale Coreano in Italia ha il piacere di presentarvi la mostra "Nella Vita e nell'Hanji" che si tiene presso la Sala Esposizioni al primo piano della sede dell'Istituto Culturale Coreano a Roma in via Nomentana 12. La mostra propone l'arte degli altorilievi realizzati in Hanji dell'artista coreano Lee Seung Chul che oltre ad essere un rinomato artista del settore è anche docente universitario alla Dongduk Women's University.


Lee Seung Chul ha dedicato la sua vita artistica nell'interpretare e dare nuova vita ad un materiale tradizionale come l'Hanji. Lee mostra la forza dell'arte coreana attraverso le caratteristiche uniche dell'Hanji che utilizza per le sue opere. La filosofia unisce la Cultura Coreana del passato alla moderna K-Culture.


La mostra di Lee Seung Chul si realizza tramite l'impegno in collaborazione dell'Istituto Culturale Coreano e di Seo Joo Hee, docente alla Dongduk Women's University e profonda conoscitrice dell'opera di Lee Seung Chul.


L'inaugurazione della mostra si terrà mercoledì 22 febbraio ore 19.00 all'Istituto Culturale Coreano e l'artista terrà il giorno dopo anche un seminario sull'Hanji all'Accademia di Belle Arti di Roma assieme al prof. Riccardo Ajossa che porta avanti nell'Accademia il Laboratorio della Carta Hanji da 7 anni.



Volume e Natura

del prof. Riccardo Ajossa (docente presso l’Accademia di Belle Arti di Roma)


L'artista Lee Seung Chul presenta il suo lavoro a Roma all'interno dello spazio espositivo dell'Istituto Culturale Coreano.

Siamo ormai vicini alle celebrazioni dei 140 anni di scambi diplomatici e culturali tra Italia e Corea e avere avuto la possibilità di conoscere meglio questa affascinante e ben definita cultura ha aperto a noi italiani vasti orizzonti sul suo aspetto misterioso ed suggestivo. Grazie alle relazioni diplomatiche e' stato possibile interagire su piani di grande affinità nonostante la distanza geografica. I valori fondamentali sono esattamente gli stessi.


Lingua, arte, cibo, tradizioni, danze e musica coreane hanno arricchito la nostra conoscenza che precedentemente all'apertura del Centro Culturale Coreano era più limitata. Difficile incontrare manifestazioni creative coreane nella quotidianità cittadina. Adesso fortunatamente seguendo un ritmo efficace di presentazioni, mostre ed eventi la Corea e' ad un passo da noi, al centro della città di Roma. Si mescolano infatti le sensazioni orientali con le occidentali in un rimando di immagini che restano di sottofondo anche una volta ripresa la via verso casa dopo essere stati loro ospiti. Arricchito il nostro sapere, ritornano suoni e immagini come una sensazione che inizia ad essere familiare.


L'appuntamento attuale è con il raffinatissimo artista Lee Seung Chul.


Ho lungamente osservato le sue opere dopo averlo incontrato di persona e goduto di una ricca conversazione con lui. I suoi lavori sono prodotti in carta tradizionale Hanji, antica manifattura coreana denominata anche “ carta dei mille anni” data la durabilità e resistenza nel tempo. La polpa prodotta dalla corteccia della pianta del gelso, unica vera fonte originaria della produzione di Hanji artigianale, e' la rappresentazione della dirompenza della natura che si palesa all'interno della sua opera. La natura e la sua manifestazione ha un impatto determinante, specialmente se mediata dalle metodologie tradizionali artigianali di assemblaggio. La capacita' orientale di tradurre la corteccia del gelso in fogli di carta richiede una manualità sviluppata nel corso dei secoli. Le strumentazioni, i gesti, la sapienza sono aspetti antropologici plasmati dalla conoscenza dei maestri cartai grazie alla loro perseveranza e volontà.


Ho ammirato la voglia di Lee di superare il limite bidimensionale della carta stessa trasformandola in una materia plasmabile da modellare sopra calchi di oggetti tridimensionali. E' affascinante rilevare come un artista nato e formato in uno dei paesi più importanti per la produzione della carta di gelso si sforzi di alterarne cosi' profondamente la sua funzione. La manipola con il rispetto imposto nel trattare la materia con misura e attenzione. Nelle sue mani questa operazione torna ad essere naturale, non in conflitto con la tradizionale gestualità. La polpa di carta non è più tessuta sulla stuoia per formare il foglio, ma modificata in materia morbida da modellare sopra forme isolate ed estrapolate dal loro contesto culturale per raccontare storie identitarie e di confronto. Ad esempio nella serie delle teste dei Budda, in rimando religioso a confronto con le immagini cristiane della Vergine.


Le forme scultoree tinte con tonalità naturali tenui lasciano trasparire la texture dell' Hanji che domina la scena e racconta l'esperienza di una lunga conoscenza individuale dell'artista nella preparazione tecnica, tintura e modellazione della polpa di carta. Questa è una consapevolezza collettiva della popolazione coreana perché nella loro cultura la carta Hanji riveste un ruolo ampio. Arte, design fino alla moda e all'architettura. Esiste da millenni ed è integrata in contesti di utilizzo preclusi a noi occidentali per via della scarsa conoscenza delle incredibili potenzialità della materia carta stessa. Ricorrente lo stupore negli occhi di un italiano nel guardare per la prima volta un abito realizzato in carta.


Lee ci presenta un virtuosismo creativo che potrebbe essere paragonato alla maestria degli artigiani della cartapesta Leccese. L' arte contemporanea accostata alla tradizione popolare rafforza il pensare la carta come potenziale volume scultoreo, immagine aggettante, altorilievo. Anche nella tradizione italiana la cartapesta e' stata lungamente utilizzata per rappresentare immagini iconiche religiose da portare in processione per ricongiungere la divinità con le persone, a contatto con i popoli.


Il rilievo tridimensional della carta la aiuta a sconfinare dal suo contesto conosciuto per entrare nel mondo delle cose reali, tridimensionali, ma senza la pesantezza e il volume della pietra o dell'argilla. Leggerezza e natura.



Gli artigiani della Corea

Il valore della trasmissione dell’artigianato secondo la caster culturale Seo Joo Hee

Incontro con la carta tradizionale hanji rivisitata secondo l'estetica contemporanea


L'artista Lee Seung Chul

Il popolo coreano ha creato un proprio DNA culturale tramite svariati oggetti e strumenti propri della quotidianità coreana.


Da un punto vista etimologico il termine cultura sta ad indicare il prodotto del processo materiale e mentale con cui un singolo individuo o un gruppo di persone appertenenti ad una determinata comunità apportano modifiche alla natura.

Secondo lo Shuowen Jiezi ovvero il primo testo di filologia cinese i caratteri che compongono la parola cultura ovvero "mun" e "hwa" stanno ad indicare rispettivamente il tracciare segni per intersezione e l'operato dell'insegnamento.


In Occidente, invece, il termine culture derivato dal latino cultra racchiude in sè il significato di curare e coltivare. Come esempio di ciò possiamo riflettere sul corrispettivo tedesco di cultura, ovvero Kultur, termine che originariamente stava ad indicare la lavorazione del terreno ma che oggi esprime lo spirito e i progressi raggiunti da un popolo in una data epoca.


Sulla base di queste considerazioni possiamo dire che in una realtà arida ed estenuante il potere della cultura si è sviluppato in modo naturale tramite l'artigianato, arte che unisce praticità e bellezza per dare vita a manufatti indispensabili per la quotidianità dell'uomo, e ha concesso all'essere umano di avanzare verso una vita più agiata e verso meravigliosi progressi.


È per questo che sono in molti ad aspirare ad una vita vicina all’artigianato e a cercare, nel tentativo di riuscire in ciò, di comunicare con la natura e la materia.


In altre parole una vita vicina all'artigianato si fonda su non solo su una profonda conoscenza di materiali e tecniche artigianali ma anche su un'attenta riflessione sull'esistenza dell'uomo. Coloro che aspirano a questa tipologia di vita partendo da questa conoscenza giungono, infine, ad una profonda comprensione della loro cultura e coltivano il desiderio di apportare a quest'ultima nuovi cambiamenti e trasformazioni.


Sulla base di questi presupposti si basa la vita di Lee Seung Chul, artista dedito alla carta Hanji da ormai moltissimo tempo che si impegna per reinterpretare questa carta tradizionale secondo l'estetica contemporanea.


Le sue opere verranno esposte nella sala espositiva dell'Istituto Culturale Coreano nel mese di febbraio. Sarà un occasione non solo per ammirare le creazioni di quest'artista, che con Roma come punto di partenza presenterà le sue opere anche in Europa e negli Stati Uniti, ma anche per discutere con lui riguardo il suo pioneristico percorso nel mondo della carta Hanji.


Il lavoro di una vita

Metà dell'esistenza di Lee Seung Chul è stata immolata alla reinterpretaizone della carta Hanji secondo l'estetica contemporanea. L'interesse dell'artista nei confronti di questo materiale è nato durante il suo periodo scolastico durante il quale il maestro ha cominciato ad interessarsi all'influenza che i cambiamenti dei vari materiali apportano ad un dipinto.


"Durante i miei studi di pittura tradizionale orientale ho sempre provato grande interesse nei confronti dell'influenza che vari materiali apportano nella resa finale di un dipinto e verso il processo tramite cui questi materiali mutano le loro sembianze."


"In particolare sono stato attratto dall'idea di racchiudere i colori tradizionali coreani all'interno di questi materiali ed è per questo che mi sono avvicinato allo studio della tintura naturale. Diciamo che a spingermi in questo mondo è stato il semplice desiderio di conoscere ed utilizzare al meglio i materiali a mia disposizione per riuscire così a migliorare le mie capacità pittoriche."


La vita dell’artista, votata alla carta Hanji, aspira alla crescita piuttosto che al successo, alla maestria piuttosto che al riconoscimento, alla qualità piuttosto che alla diffusione, all’indipendenza piuttosto che all'emarginazione.


In una società in cui vige una profonda divisione tra artigianato tradizionale e contemporaneo l'artista è riuscito a costruire una propria identità artistica tramite le caratteristiche fisiche della carta Hanji e, nel prendere decisioni e riordinare le proprie esperienze artistiche, ha tentato di sfoggiare la forza racchiusa nella carta Hanji e nella Cultura Coreana.


Prodotto di questo suo impegno è l'opera Rilievo in Hanji della cassa Bandaji. Il soggetto di questo rilievo è la cassa bandaji ovvero uno dei manufatti artigianali che venivano maggiormente utilizzati nella cultura tradizionale coreana. Quest'opera è un chiaro esempio di come l'artista apporti nuove trasformazioni agli elementi tradizionali della Cultura Coreana.


"La cassa bandaji era espressione della vita, in ogni sua espressione, dei nostri antenati. Essa conteneva, infatti, ogni oggetto della loro quotidianità, "viveva" e "respirava" con loro. Indipendentemente dallo status sociale del suo possessore era un elemento culturale che riportava fedelmente lo stile di vita, l'ambiente e il legname del suo luogo di provenienza.


Note dell’artista Lee Seung Chul

Una volta realizzato che la cassa bandaji è il manufatto che esprime al meglio la Cultura Coreana, l'artista si è adoperato nel riproporre questo pezzo artigianale tramite la carta Hanji proponendo così una nuova via per perpetuare la Cultura Coreana.


In altre parole, tramite la sua opera, l’artista ha espresso artisticamente e visivamente il messaggio che passato e presente sono inseparabili e che il loro punto di unione consiste nel futuro.


Riguardo la versatilità della carta Hanji

Realizzata tramite il legno di pini, paulownie, o ancora, tramite legna sepolcrale la cassa bandaji, caratterizzata da linee semplici e geometriche, ricorda nel suo aspetto rettangolare lo scrigno tradizionale coreano gwe.


Se dovessimo descrivere questo manufatto con un solo termine di sicuro l'aggettivo più idoneo sarebbe "affidabile".


La parola affidabile in coreano corrisponde al termine deum jik ha da che letteralmente indica il senso di appagamento dato dall'abbondanza e dalla completezza. In altre parole sta ad indicare quella sensazione di sicurezza e affidabilità che si prova nel vedere un qualcosa di colmo e nel percepire il peso e il volume dato da questa abbondanza.


Lee Seung Chul vede la cassa bandaji come la proiezione del grembo materno. Nella sua opera Rilievo in Hanji della cassa bandaji egli ha racchiuso non solo i cinque colori tradizionali dell'obang ma anche la bellezza dei colori dell'obang gansek esaltando così l'essenza dell'estetica coreana.


Inoltre tramite objet artistici di varia natura come ad esempio i suoi vasi lunari dalhangari e le sue rappresentazioni religiose, come ad esempio le statue di Budda, Gesù e della Vergine Maria, egli è riuscito ad esprimere al meglio le caratteristiche materiali della carta hanji e ad esaltarne le varie qualità.


Sognando la globalizzazione della Carta Hanji

Lee Seung Chul si impegna per portare ad una rivalutazione della carta hanji non solo in patria ma anche all'estero dove ha presentato le molteplici qualità della carta hanji e le sue varie possibilità di sviluppo.


Per esempio durante la conferenza internazionale riguardo la mostra TISSUE-BOJAGI tenutasi lo scorso 2016 in ricorrenza del 130° anniversario della firma del Trattato Corea-Francia presso la Cite Internationale des Arts a Parigi, la mostra Un papier d’hier pour demain tenutasi lo scorso 2017 sempre a Parigi presso il Museo del Louvre e riguardo la mostra Le Mystère des couleurs: comparaison entre Orient et Occident tenutasi nel 2018 presso l’ICPAL in Italia egli ha presentato al mercato europeo la carta coreana Hanji e le tecniche di tintura naturali coreane.


La Cultura Coreana odierna può essere considerata una "cultura patchwork" ovvero l'unione tra la cultura occidentale e quella orientale.


L’aspirazione verso un progresso culturale ormai si fa sentire sempre più possentemente ma nessuna cultura può fiorire senza prima affrontare un profondo processo introspettivo e senza praticare atti creativi.


Nata a partire dai drama coreani la Korean Wave, tramite il K-POP, si è evoluta nella New Hallyu. La Cultura Coreana in generale in questo periodo sta godendo dell’interesse del pubblico mondiale ma purtroppo tra gli elementi culturali che varcano i confini del Paese del Calmo Mattino è quasi impossibile trovare tracce della tradizione coreana.


In questo senso spero che l'opera Rilievo in Hanji della cassa bandaji di Lee Seung Chul possa avvicinare il pubblico al valore della Cultura Coreana e fargli percepire la ventata di aria freschezza portata dalle trasformazioni artistiche di questo artista.


In aggiunta, in questo particolare momento durante il quale si sta discutendo riguardo l’ammissione della carta Hanji tra i patrimoni mondiali dell’Unesco, spero che l’impegno di Lee Seung Chul possa fare da trampolino di lancio per un risultato positivo.



L’universo artistico di Lee Seung Chul: dalla produzione della carta hanji alla sua trasformazione in opera

del Prof. Dr. Kim Seung-Ho (docente presso l’Università Dong Ah)


Ho avuto modo di visitare lo studio di Lee Seung Chul, artista hanji che, tramite un attento lavoro manuale, cura personalmente ogni fase della sua produzione artistica, dalla lavorazione della carta hanji fino alla sua trasformazione in opera. Nello studio di Lee ogni fase lavorativa è calcolata meticolosamente.


A partire dagli arnesi e dagli attrezzi per la produzione della carta Hanji fino ai modelli cartacei per la sua lavorazione tridimensionale, dall’asciugatura dei fogli appena prodotti fino alla realizzazione di hanji decorata e tinta con i colori tradizionali dell’obang, la precisione con cui ogni elemento è pensato e sistemato è tale da rendere quel luogo più simile ad un’industria che ad uno studio artistico.


Le opere prodotte da questo meticoloso artista sono state esposte presso la Dongdeok Gallery situata a Seoul nel quartiere di Insadong in una mostra che ha rivelato al pubblico non solo la grande mutevolezza della carta hanji ma anche l’intimo universo personale di Lee.


Inoltriamoci ora nell’universo artistico dell’artista dove potremo osservare la profondità dell’amore di Lee Seung Chul nei confronti della carta Hanji.


L’artista rivisita la pittura tradizionale coreana in chiave moderna. A partire da nudi e dipinti anatomici realizzati tramite la pittura ad acqua e inchiostro, installazioni in Hanji, stoffe tinte con i cinque colori dell’obang, arte composita e multimediale che abbraccia le espressioni culturali della tradizione e della modernità fino ad arrivare alla pubblicazione di libri tecnici di carta Hanji, l’amore dell’artista per la carta Hanji è fuori dal comune e abbraccia gli ambiti artistici più disparati offrendo nuovi punti di discussione riguardo la modernizzazione della pittura tradizionale coreana.


La bellezza e il profumo della pittura ad acqua e inchiostro si rivelano sulla carta Hanji personalmente creata e lavorata dall’artista alla quale quest'ultimo ha aggiunto anche la raffinatezza dei cinque colori dell’obang. Questa lavorazione manuale perpetuata da Lee dà vita a creazioni di molteplice natura che arricchiscono il panorama artistico delle opere realizzate tramite questo materiale. Possiamo dire, dunque, che tradizione e modernità coesistono nell'arte di Lee Seung Chul che abbraccia la pittura ad acqua e inchiostro nella sua bidimensionalità e tridimensionalità arrivando addirittura a sfociare nell'ambito delle installazioni artistiche.


In breve le lavorazioni in Hanji di Lee assumono grande significato muovendosi tra bidimensionalità e tridimensionalità, immaginazione e rappresentazione visiva, arte e artigianato.


La ricerca dell'artista, partita dalle origini della pittura tradizionale coreana per sfociare nella rappresentazione pittorica di figure reali e astratte fino a giungere all'esplorazione estetica di cosa sia la bellezza tradizionale, si è sviluppata sotto forma di immagini aggettanti, rilievi e figure tridimensionali.


Le sue serie di statue buddiste, ceramiche, mobili e figure decorative sono un chiaro esempio dei frutti dati da questa ricerca. Grazie al lavoro di Lee Seung Chul, dunque, che tramite la sua arte Hanji ha espresso visivamente l’essenza della tradizione e della modernità l’arte Hanji ha ottenuto la possibilità di espandersi in ambienti ancora più vasti.


Molteplici sono le forme e le dimensioni delle sue opere. Sulla spessa superficie della carta Hanji si palesano le tracce del lavoro manuale dell'artista, mentre sulle sue robuste mani, intente a dispiegare le sue opere ordinate per categoria, possiamo notare i segni del tempo. Una statua buddista in Hanji riporta le fattezze di un uomo immaginario del periodo di Goryeo e di Silla unificata e con la stessa tecnica di lavorazione tridimensionale della carta Hanji sono state realizzate terracotte, urne e giare lunari dalhangari, elementi tradizionali che sono ormai parte integrante della cultura e del panorama artistico contemporaneo.


Da aggiungere poi gli objet artistici in hanji come ad esempio l’opera “Anatra in bronzo” che unendosi alle sue altre opere attirano l’attenzione del pubblico verso l’universo Hanji del XXI secolo.


Man mano che, tramite svariate combinazioni e disposizioni artistiche, le forme della tradizione vengono assorbite dal mondo bidimensionale della carta tradizionale i criteri di valutazione tramite i quali valutiamo l’arte Hanji si ampliano sempre di più.


La disposizione delle opere nello spazio espositivo viene affidata al senso estetico del curatore o dell’organizzatore della mostra ma le opere di Lee Seung Chul, che in questo caso sono state esposte seguendo un ordine categorico, annullano ogni contrasto riscontrabile nel passaggio tra tradizione e modernità, nell’impostazione di un rapporto adeguato tra astrattismo e immagini canonizzate, nella ridefinizione del confine tra creazione e riferimento artistico, nell’interazione tra objet artistici e arte Hanji e nella ricerca del giusto equilibrio tra arte bidimensionale, tridimensionale e rilievo.


Un’anatra in bronzo che si aggiunge al bassorilievo apposto su un candido foglio di carta Hanji, un’aurea statua di un Budda del periodo Goryeo e una giara lunare Dalhangari si uniscono per formare un’unica opera in un assemblaggio del tutto nuovo.


È un chiaro esempio di come il cambiamento dei criteri interpretativi della tradizione abbia esteso le possibilità artistiche della carta Hanji verso ambiti imprevedibili.


Pur ammettendo che non vi siano limiti alle scelte artistiche e metodologiche di un artista e che, a seconda dello spazio utilizzabile, la composizione e il posizionamento delle varie opere Hanji possa variare, bisogna comunque ricordare che sarà compito della critica valutare se l’arte contemporanea dia vita o meno alle sue opere basandosi sulla tradizione.

Le opere in Hanji di Lee Seung Chul che si muovono tra tradizione e modernità, immaginazione e immagine, objet, arte bidimensionale, rilievi e scultura offrono, oltre alla possibilità di ammirare una grande varietà metodologica, anche l’opportunità di fare nuove esperienze estetiche.


L’arte di questo artista, infatti, si fonda sulla naturalezza. Nonostante i vari motivi decorativi e i vari rilievi che ricamano la superficie piana della sua carta Hanji nelle opere di Lee, infatti, non sono trovabili nè esagerazione nè sregolatezza.


A seconda della tipologia le opere dell’artista possono venir posizionate a terra o fissate ad una parete, o ancora, possono venir collocate in modo tale da unire parti di due opere diverse. Anche per quanto riguarda le dimensioni non vi sono limitazioni nè disposizioni particolari, infatti, a seconda della struttura e delle condizioni dello spazio espositivo destra e sinistra e sopra e sotto possono variare.


L’artista non pone limiti neanche all’unione visiva di immagini, di objet artistici, dei cinque colori tradizionali dell’obang e della pittura ad acqua e inchiostro. Egli infatti, fin dai primi passaggi della lavorazione della carta Hanji fino ad arrivare al completamento di un'opera, invita lo spettatore a partecipare ad un’esperienza di totale naturalezza consentendogli di distaccarsi dal fardello dell’interpretazione del limite tra il concetto di arte e oggetto.


Probabilmente è proprio in questa naturalezza che risiede la vera essenza dell’arte Hanji.


L’arte di Lee Seung Chul espone al pubblico la sua teoria riguardo l’inseparabilità di modernità e tradizione e, al contempo, dà il via libera alle soluzioni e strategie artistiche. La perseveranza artistica lo porta ad un utilizzo costante della carta Hanji ma, nonostante ciò, la tipologia di opere da lui prodotte è estremamente varia.


I riferimenti artistici e gli strumenti tradizionali che l’artista introduce nelle sue creazioni più che semplici riproduzioni estetiche sono il frutto di un’attenta pianificazione che porta lo spettatore a riflettere sulla produttività della tradizione piuttosto che sulla sua reinterpretazione e ad avvicinarsi ad un’estetica e ad un fascino spontaneo e naturale piuttosto che ad una sfarzosità artificiale.


La naturalezza e spontaneità degli artisti Hanji dovrebbe essere considerata come parte integrante dell’essenza dell’arte coreana tradizionale.


Ora, come è vero che la manualità è un fattore essenziale della pittura a noi non rimane altro che godere del regalo che Lee ci offre tramite le sue opere.


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